La pazza gioia di Valeria

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Questo è un post a caldo, fatto di un’emozione e una riflessione appena sfornate.
Ho appena visto i 3 minuti scarsi del discorso di premiazione di Valeria Bruni Tedeschi per il David di Donatello come miglior attrice protagonista de “La pazza gioia”.


Non ho visto il film, conosco lei come attrice di qualche commerciale parte che forse neanche la valorizza troppo, conosco sommariamente la sua storia personale e famigliare.
Mi viene da pensare che sia vissuta sempre all’ombra di una sorella più bella, più appariscente e più famosa, della quale ricorda qualcosa, ma della cui somiglianza almeno lei mantiene i connotati; anche all’ombra di una madre ingombrante, forse scomoda e a tratti imbarazzante, in una Torino borghese e una Francia un po’ snob, ma che da tutte queste “signore” abbia ereditato qualcosa .

Ecco quei tre minuti me l’hanno mostrata meglio di quanto la sua migliore interpretazione potesse fare, perché se anche su quel palco vestita di lurex in quel corpo così consapevolmente materno e maturo avesse interpretato un personaggio, beh sarebbe stato il suo migliore di sempre.
Quello di una donna. Una donna che ride e piange al tempo stesso come solo le donne sanno fare, che ricorda gesti piccoli e assurdi perché le donne le cose se le legano a un dito, che ringrazia chi l’ha ispirata perché noi donne da quando nasciamo seguiamo e inseguiamo qualcuno che ci ispiri, che non si vergogna di citare chi l’ha abbandonata, perché è da quell’abbandono, forse, che è rinata; chi l’ha amata, perché amare qualcuno di tanto complesso, anche solo per qualche tempo, è qualcosa che richiede cura e dedizione, chi l’amerà perché chi ha il coraggio di restare è un po’ un eroe.

E così Valeria Bruni Tedeschi con il suo nome altisonante che quasi contrasta con la sua area dimessa, lì su qual palco cinta nel suo abito di lurex che comunque brilla meno dei suoi occhi blu, è un inno alle donne di venti, trenta, quaranta, cinquant’anni che nelle loro approssimazioni, nelle loro titubanze, nelle loro paure, ansie e contraddizioni, rompono gli schemi, e che chiedendo scusa ogni due parole, sforano i tempi, se ne fregano che il tempo a loro disposizione sia quasi scaduto, tirano dritte e concludono il loro discorso di ringraziamento alla vita.

2 pensieri su “La pazza gioia di Valeria

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