Valencia, il salotto di Spagna

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Se Valencia fosse un cibo per me non sarebbe una Paella, sarebbe un bocadillo. Si, avete capito bene, uno di quei bei panini farciti che solo gli spagnoli sanno fare, pieni, allegri, colorati.
Perché Valencia sa essere piena di un sacco di cose ma al tempo stesso molto semplice. E’ la terza città della Spagna, ma a differenza di Madrid e di Barcellona, ti sembra quasi di essere in un paesotto, quasi fosse un grande salotto con tanti divani e poltrone per accogliere più ospiti possibile.

Non c’è nulla di meglio, in una bella casa accogliente, che valorizzare la zona living e far sentire ogni ospite a casa propria.
Ecco Valencia, fatta di mille quartieri, a loro volta fatti di mille piazzette, ma tutti così vicini tra loro che non ti accorgi quando passi dall’uno all’altro.
Una città “facile” da vivere e da visitare (non è un caso se ho messo il verbo vivere prima di visitare), un centro storico raccolto, una città dal clima così mite da farti stare bene in tutte le stagioni dell’anno.

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Una piazzetta nella Ciudad vella

Per le calles de la Ciudad Vella

La maggiore attrattiva del centro storico è la Cattedrale, edificio eclettico e commistione di stili gotico, romanico e barocco, che con la sua torre campanaria detta El Miguelete, è una delle prime tappe obbligate della città.
Non meno stupefacente è la poco lontana Lonja de la Seda (letteralmente Loggia della seta), punto commerciale e di scambio nel periodo più fiorente della città nel XV secolo,  il cosiddetto Siglo de Oro. L’edificio in stile gotico valenciano è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1996, ed è aperto praticamente tutti i giorni, alla modica cifra di 2 euro nei giorni feriali, gratuito la domenica e i festivi.

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La parte posteriore della Cattedrale

Proprio di fronte alla Lonja de la Seda si trova il celeberrimo Mercado Central,  costruzione modernista che ospita il mercato più grande di Valencia e dell’intera Spagna. Irregolare, luminoso e pieno di mosaici colorati, il mercato, diviso per aree tematiche, e quindi molto ordinato nonostante l’estensione, vende generi alimentari tipici e di primissima scelta, dal jamon iberico, al pescado del giorno, alle spezie per la paella. I commercianti, valenciani doc, si sporgono gentilmente dai loro banchi per offrire il loro ben di Dio. Io per esempio sono rimasta estasiata al banco dei salumi dove ho assaggiato jamon e chorizo superlativi!

Paese che vado, panorama che cerco…e allora perché non ammirare la città anche dall’alto delle Torres de Serranos, la più antica via d’accesso alla città, che ancora oggi continuano a delimitare il centro storico e ad offrire una vista pazzesca. Torri da non confondere con le apparentemente molto simili Torres de Quart, di poco posteriori ma soprattutto costruite prendendo a modello la porta del Maschio Angioino di Napoli.

Fuori le mura

Se Valencia entro le mura è ricca e compatta, appena varcate una delle porte d’accesso, è cinta, quasi abbracciata, da una particolare lingua di terra, che oggi forma i Giardini di Turia. I verdissimi e rigogliosi giardini, che attraversano la città per oltre 8 km, sorgono sul letto del fiume Turia, deviato a seguito del terribile alluvione del 1957. Da allora questo preziosissimo bacino accoglie residenti e turisti, che lo sfruttano in tutti i periodi dell’anno per fare jogging o passeggiare a piedi o in bicicletta.

Un post a parte meriterebbe la Ciutat de les Arts i les Ciències, che iniziò a vedere la luce nel 1996 proprio nella parte finale del letto del Turia, per mano dell’archistar Santiago Calatrava e Félix Candela. La Città delle arti e delle scienze copre un’area vastissima, in un alternarsi di bianco purissimo, di elementi architettonici e del celeste e dell’acqua che lo circonda. Un esempio di architettura contemporanea che ha pochi eguali in Europa e nel mondo intero, una delle massime espressioni dell’architetto Calatrava che qui ha riprodotto in toto il proprio stile armonioso ma al tempo stesso minimalista e attento alle influenze mediterranee. Al suo interno sorgono e meritano assolutamente una visita soprattutto il Museo delle scienze Principe Felipe, uno dei musei scientifici interattivi più famosi d’Europa e il Parco oceanografico, anch’esso da annoverare tra i più grandi acquari del vecchio continente.
Consiglio di visitare la cittadella in una giornata di sole, per godere a pieno del gioco di acqua e di bianco che si riflette su tutta l’area circostante…sono sicura che a Valencia non vi sarà difficile trovarla!

E se l’acqua, il bianco e il sole vi fanno improvvisamente venire voglia di spiaggia e di mare, proseguendo oltre, per circa 3 km potreste optare per la un bel pranzetto sul lungomare. Io, essendo stata in pieno inverno, ho optato per Playa de la Malvarrosa,  che ho trovato pulita, riparata dal vento (per quanto la temperatura fosse intorno ai 16° e ci fosse il sole, era pur sempre gennaio) e piacevolmente frequentata da coppie, famiglie con bambini e giovani sportivi; so però che in estate questa spiaggia è parecchio affollata e rumorosa e che molti optano quindi per la Playa de la Patacona.

L’appetito vien passeggiando

Non si può parlare di Spagna se non si parla di cibo e convivialità; qui si mangia praticamente ad ogni ora del giorno, e della notte, e girando per le strade e annusando profumi e aromi, sembra di aver sempre fame. Premettendo di non essere una grande amante della cucina spagnola, devo ammettere però che la cultura gastronomica iberica, e valenciana in questo caso, è molto varia e di qualità.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare la paella è si uno dei piatti emblematici della comunità valenciana, ma non il solo e neppure l’unico e il più apprezzato dai propri abitanti. Spesso siamo più noi turisti ad accrescere i miti, anche culinari, dei posti che visitiamo. Il pesce, e i vari modi d cucinarlo, soprattutto alla piastra e fritto, non può mai mancare sulle tavole valenciane, così come le patate e le uova. Basti pensare che in uno dei ristoranti storici di Russafa (il quartiere più cosmopolita e giovane di Valencia), El Mercat, la specialità della casa sono gli huevos rotos con patatas y jamon iberico (uova strapazzate con patate e prosciutto spagnolo).

Come ho detto all’inizio di questo, non me ne vogliate, lungo post, il vero fiore all’occhiello dell’arte culinaria di questa città secondo me sono i panini: nel quartiere Blasco Ibanez, non lontano dal Museo delle Belle Arti (che vale una visita almeno per le opere di Velasquez e Goya), sorge La Pergola, un chiosco che è una vera e propria istituzione, specialmente per il suo panino chiamato “Super Bombon”, farcito di lombo di vitello, formaggio, champignon, patate fritte e maionese. Il luogo è piacevolmente caotico, frequentato da universitari e impiegati in pausa pranzo, dispone di tavoli all’aperto e di comodi sgabelli che ruotano tutt’intorno al bancone.

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Sua maestà il “Super Bombon”

Un’altra tappa che sento di consigliarvi è El Kiosko, una storica taperia in centro, molto spartana ed economica, ma con ottime patatas bravas, seppia alla piastra e l’immancabile tortilla di patate e cipolla.

Da non perdere anche…

Giusto qualche altro tips prima di concludere: se amate l’arte contemporanea fate un salto all’IVAM, Istituto valenciano di arte moderna, che dall’89, anno della sua istituzione, ha dato una vera e propria scossa alla realtà museale valenciana.
Per gli amanti del calcio invece, consiglio una visita al Mestalla, lo stadio della città, di proprietà del Valencia Club de Fútbol; costruito nel 1923, è il più antico stadio spagnolo e il terzo per capienza, dopo il Camp Nou di Barcellona e il Santiago Bernabeu di Madrid.
Non ve ne andate da Valencia senza aver gustato un’horchata (bevanda locale con acqua, zucchero e cipero) o aver preso un cioccolato caldo con churros all’Horcheteria Santa Catalina. Oltre ad essere un posto storico e molto frequentato, il dehors decorato con ceramiche valenciane è davvero una chicca per gli occhi.

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Cioccolato e churros all’Horchateria Santa Catalina

Personalmente non ho acquistato carnet per i trasporti, pur avendo utilizzato qualche volta la metropolitana e l’autobus, la città si gira abbastanza bene a piedi e i biglietti eventualmente si possono comodamente fare in loco senza costi troppo alti.
Per girare, come sempre, la mia fedele guida pocket Lonley Planet, di cui non m i pento mai!

Al prossimo viaggio e…Hasta luego, anzi no See you soon!

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