O la va, o la spacca

Se c’è una cosa che mi fa impazzire recita una canzone di Mina. Ecco se c’è una cosa che mi fa impazzire (e non ce n’è una sola) sono i gruppi di categorie che seminano ansia e terrore.
Quelli composti da secchioncelli che si studiano a memoria manuali e regolamenti, quelli che sembrano una pagina di Faq.
Iniziamo ad imbatterci in questi leader dell’affanno già dalle scuole dell’obbligo, ma quasi non ci facciamo caso, tendiamo a non dar loro peso. E’ dall’università che essi si materializzano in branco. Si appostano all’ingresso dell’aula d’esame, magari un po’ defilati, chiusi a cerchio con il chiaro messaggio di voler escludere quelli che entrano alla “o la va, o la spacca”; ma al tempo stesso proprio quella forma nidificata del gruppo fa si che il messaggio da veicolare sia “noi possediamo il Santo Graal”.
Dalla formazione a testuggine si staccano sovente dei messaggeri  o pseudo infiltrati che hanno il compito di instillare nel resto degli ignari sopraggiunti, dubbi, ansie, paure, l’idea di aver commesso mancanze e imprecisioni, che inevitabilmente porteranno il soggetto in questione all’autodistruzione.
Lo scopo è uno solo: accrescere il numero di coloro che andranno ad elemosinare informazioni, cercheranno di captare segnali per poi decidere di fustigarsi o abbandonare l’aula.

Sia chiaro che questi veri e proprio gruppi dell’ansia sono composti prevalentemente da persone che si riuniscono fisicamente o virtualmente in vista di un evento in cui in genere è prevista un’ammissione o una valutazione.
Eh si perché mentre un tempo queste riunioni massoniche si componevano eccezionalmente prima di un esame, una prova o un concorso, ora seminano terrore soprattutto su Facebook. Ed è lì che danno il loro meglio.
Facebook è il loro terreno fertile, quello in cui l’ansia si propaga più di quanto si propagherebbe una macchia d’olio sulla tua camicetta nuova (magari il giorno stesso dell’esame).
Ho elaborato l’angoscia che mi danno questi gruppetti sadici proprio stamattina, quando dopo essermi iscritta qualche giorno fa ad un gruppo categoricamente chiuso su Facebook, ho deciso di disiscrivermi.
Ho capito che io sono una alla “o la va, o lo spacca” e sono sempre stata così, in tutto.

A farmi prendere coscienza di ciò ci voleva un concorsone pubblico (cui a dir la verità sono sempre stata molto restia a partecipare), atteso, agognato, bramato e sospirato da anni, al quale con la mia mia filosofia, ho deciso di partecipare. Ho deciso di buttarmi perché penso di avere la competenza nella mansione, non tanto nel concorso, perché penso che la PA in questione se puta caso prendesse me per quel ruolo avrebbe assunto una risorsa che potrebbe dare un quid in più. Stop. So che le possibilità sono limitate, che i posti a livello nazionale sono pochi, che c’è chi potrebbe avere più conoscenze e soprattutto una preparazione teorica più alta della mia. So che il bando è formulato in maniera tale da far fuori più gente possibile, che solo Highlander l’ultimo immortale arriverà in fondo, e che ogni giorno si inventano una postilla nuova per sfrondarci e correggere meno compiti possibile.
Ma non fa niente o la va, o la spacca. Passi la preparazione, non mi sono mai tirata indietro dallo studio teorico, ho sempre cercato di captare sensazioni, gli umori dei professori, la difficoltà delle domande. Ma non ho mai messo un limite alla provvidenza.

Io se fossi uno dell’ufficio personale incaricato di assumere gente per un ruolo di funzionario dell’amministrazione, più che fare un concorso, mi intrufolerei in un gruppo di questi e andrei a guardare quello che scrivono i candidati. Non escluderei né chi non ha fatto il master né chi ha una laurea nella classe X piuttosto che Y. Escluderei chi fa domande cretine, chi va nel panico perché non capisce un requisito, per un indirizzo che non risponde o per una mail non arrivata.
Ecco io se dovessi assumere qualcuno gli farei fare una prova selettiva per saper stare al mondo, uno scritto per prendere la vita con filosofia e un orale per testare la capacità di adattamento. Escluderei a priori chi si fa i pippotti mentali e chi fa terrorismo psicologico sugli altri.
E il dottorato, quello ne terrei conto si, ma solo preso in resilienza.

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